Donne, delitti e stereotipi dei media: il caso di Amanda Knox

La figura femminile nel mondo del crimine è un argomento interessante quando sin riflessa sulla Psicologia Investigativa e sul ruolo dei media nel rappresentare la cronaca nera e giudiziaria.

Prendiamo il caso di Amanda Knox, vittima dello spettacolo giudiziario e messa alla gogna dai media.

La figura di questa ragazza, oramai donna, che è Amanda Know, è rimasta impressa nella memoria a seguito del delitto di Perugia avvenuto nel 2007, con l’uccisione di Meredith Kercher.

La vicenda è nota anche per il risalto internazionale. Amanda Knox ventenne, americana, bianca e bionda. La vittima inglese, giovane e bianca. E il processo italiano.

Sessismo: il caso di Amanda Knox

Il caso viene da subito sessualizzato poiché sembrava emergere dalle indagini che la morte di Meredith Kercher fosse il risultato di un gioco sessuale finito male.

Il caso diviene “amanda-centrico”: lei, giovane carina americana, è da subito raffigurata come una ninfomane depravata che ha ucciso la sua coinquilina durante un gioco sessuale.

Come la criminologia femminista insegna, per le donne imputate o che commettono reati gravi, le costruzioni della sessualità deviante sono quasi scontate.

Quindi la natura sessuale dell’omicidio di Meredith Kercher ha fatto si che i giornalisti evidenziassero il comportamento sessuale della Knox.

Il passaggio dal concetto di “deviante” a colpevole – si sa – è veloce e ben consolidato dal sentire comune e dagli stereotipi, specie di genere.

Amanda Knox viene da subito presentata come una “volpe”, astuta, poco femminile, fredda.

È vista non come una studentessa universitaria, ma viene letta attraverso l’aspetto fisico, da femme fatale; attraverso la sua sessualità, nonché come persona dedita alla droga e all’alcol.

La giovane donna Amanda Knox non è stata insomma rappresentata come un’imputata che poteva, o meno, essere coinvolta nell’omicidio della sua coinquilina Meredith.

Nei suoi confronti sono state fatte scelte lessicali, dai mass media, nelle aule della giustizia, che l’hanno costruita come una donna cattiva.

Non è accaduta la stessa cosa – o comunque con minor accanimento – per gli imputati di sesso maschile, ad esempio con Raffaele Sollecito.

Ancor oggi la sua fama di foxy (volpe) precede Amanda Knox in molti ambiti.

Vuoi anche perché dalla vicenda la Knox ha tratto un “lavoro”, ovvero ha scelto di continuare a parlare della sua vicenda: scrive libri, realizza podcast nonché partecipa a trasmissioni.

Tutto questo non le viene perdonato; e viene accusata di essere un’avida approfittatrice, appunto foxy!

Gli haters si sono così scatenati contro di lei dopo che ha scritto sui social che aveva perso un figlio.

Insomma, malgrado la sentenza definitiva di assoluzione sua e di Raffaele Sollecito, e la condanna di Rudy Guede, lei viene ancora ritenuta colpevole tanto che gli odiatori su Internet le augurano la morte.

Amanda Knox è una buona imprenditrice di se stessa. Tuttavia, c’è da chiedersi perché questo dia fastidio; cosa questo cosa abbia a che fare con il perseverare dell’idea di una sua colpevolezza; e addirittura della “certezza” mediatica che lei non sia estranea ai fatti.

Per approfondire:

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