La recente legge n. 69 del 19 luglio 2019 riconosce la necessità di interventi strutturati e documentabili ai fini della prevenzione della recidiva e della sicurezza della vittima e indica gli interventi per un percorso di recupero e di assistenza psicologica.
Nello specifico:
– l’articolo 6 prevede che con riguardo ai reati di violenza domestica e di genere la sospensione condizionale della pena è comunque subordinata alla partecipazione a specifici percorsi di recupero presso enti o associazioni che si occupano di prevenzione, assistenza psicologica e recupero di soggetti condannati per i medesimi reati. Gli oneri derivanti dalla partecipazione a tali corsi di recupero sono a carico del condannato.
– l’articolo 17 modifica l’ordinamento penitenziario tale che prevede la possibilità per i condannati per delitti sessuali in danno di minori, per reati con i delitti di maltrattamenti contro familiari e conviventi (articolo 572 del Cp) e stalking (articolo 612-bis del Cp) di sottoporsi a un trattamento psicologico con finalità di recupero e di sostegno, suscettibile di valutazione ai fini della concessione dei benefici penitenziari
Per un aggiornamento puoi ascoltare webinar: Codice rosso: sospensione condizionale della pena e percorso di recupero psico-criminologico dell’autore di reato tra difficoltà e responsabilità.
Aspetti teorici
La violenza agita nelle relazioni affettive, la violenza intrafamiliare e nei legami è spesso parte di un percorso strutturato, sia culturalmente che personologicamente, di dominanza e di controllo. A volte è accompagnata da comportamenti di abuso e di potere che vanno al là degli stereotipi di genere, a fronte anche dei cambiamenti del concetto di famiglia, delle unioni civili e delle diverse modalità dei legami.
Credo che la violenza non è mai il prodotto di una sola causa ma è l’azione di più fattori correlati che intrecciano l’aspetto sociale, individuale, comunitario e come modello di riferimento seguo il Modello ecologico di Bronfenbrenner (1979).
Nel modello d’intervento integrato faccio riferimento al modello di trattamento “ATV – Alternative to Violence“, che nasce a Oslo nel 1987, primo in Europa a trattare gli autori di violenza nell’ambito di relazioni intime, integrando con le Linee guida nazionali dei programmi di trattamento per uomini autori di violenza contro le donne nelle relazioni affettive (RELIVE). Inoltre, faccio “mia” la precondizione del progetto WWP (Work with Perpetrators of Domestic Violence in Europe – WWP” (poi Rete europea Work With Perpetrators European Network- WWP EN) per il lavoro con gli autori di violenza al punto che afferma che “L’obiettivo principale del lavoro con uomini perpetratori è quello di migliorare la sicurezza delle vittime della violenza. I programmi per perpetratori devono dare ad ogni livello la priorità alla sicurezza delle compagne e dei bambini dei perpetratori. Il fine dei programmi per perpetratori deve essere esplicito tanto per i facilitatori che per gli uomini con cui operano”.
Amplio ed estendo questo concetto a tutti gli autori di violenza: uomini e donne. Anche le donne sono autrici di maltrattamento e violenza nelle relazioni e trovano molte difficoltà a eguire programmi d’intervento perché sempre vengono considerate vittime. Questo fa si che soffrano di una difficoltà a trovare enti o associazioni per poter svolgere il programma di trattamento così come previsto dal c.d. codice rosso.
Utile, come tipologia di metodo, e che viene integrato con i soliti e classici approcci al trattamento dell’autore di reato, è il modello teorico di cambiamento Prochaska e Di Clemente. È integrato naturalmente con altri modelli teorici a seconda delle esigenze e tiene conto degli step del cambiamento.
Una sintesi metodologica la potete trovare nel n. 2 del 2015 “Interventi con uomini maltrattanti” della Rivista di psicodinamica criminale, scaricabile gratuitamente da qua.
Modalità operativa
Negli anni di lavoro ho elaborato una modalità di lavoro con l’autore o autrice di reato. Il Trattamento psico-criminologico integrato (TPCI) è un programma individuale di trattamento psico-criminologico che integra competenze e conoscenze delle due diverse discipline per il riconoscimento e la gestione di comportamenti-reato.
Il TPCI riconosce linee di intervento specifiche e necessarie per il cambiamento, che tengano conto degli aspetti clinici, criminologici ed educazionali. L’integrazione e l’interazione tra questi aspetti promuove e stimola la motivazione al cambiamento dei comportamenti di aggressività, una costruzione di alternative all’uso della violenza e una gestione dei conflitti non violenta.
Il percorso trattamentale è basato su sedute individuali volti ad un iniziale assessment psicologico, di analisi criminogenetica e criminodinamica.
L’intervento trattamentale è possibile solo in assenza di psicopatologia conclamata, verificata in fase di assessment psico-criminologico.
Il percorso di trattamento ha le seguenti caratteristiche:
– durata minima 6 mesi
– contratto d’adesione al trattamento
– lavoro multidisciplinare psicologico, criminologico ed educazionale
– analisi della documentazione giuridiziaria
– supervisione programmata
– collaborazione con difensore
– documentazione del trattamento e dei risultati
– valutazione iniziale e periodica del rischio recidiva
Stumenti e metodo
Per strutturare materiali e step d’intervento è fondamentale la valutazione della personalità e dello stato psicologico dell’autore di reato nonchè ai fini della valutazione del rischio.
Con il soggetto, attore del suo cambiamento, si svolge un’analisi criminodinamica e criminogenetica del fatto, a partire dall’analisi delle denunce, delle querele e delle eventuali sentenze di condanna. Fondamentale è il confronto del significato dell’azione-reato per i due diversi punti di vista: vittima e autore.
Un altro punto fondamentale del percorso trattamentale è la costante valutazione dei rischi di escalation della violenza, del rischio di recidiva, di non osservanza delle misure cautelari, etc. che viene condotta con un monitoraggio costante con e dell’utente.
Prima d’iniziare si concorda con la persona l’adesione chiarendo che l’intervento si colloca su due livelli:
- trattamento: “cosa è successo”, aspetti giudiziari
- cambiamento: “come mai è accaduto” e “cosa non ha impedito che accadesse”, ovvero è disponibilità a lavorare su un cambiamento personale e della gestione delle relazioni.
Sono due livelli d’intervento: perché il percorso deve essere fatto per un motivo giudiziario però non è sufficiente se non c’è un patto sul cambiamento delle relazioni, questo anche ai fini della valutazione del rischio di recidiva.
Le motivazioni al cambiamento devono essere valutate sia in ottica criminogenetica che criminodinamica.
L’obbiettivo del percorso è sostenere la persona in un percorso di cambiamento personale, nelle relazioni, nella gestione delle emozioni negative e dell’aggressività.
Il percorso trattamentale individuale TPCI così come viene realizzato consente e sostiene lo sviluppo di alcune caratteristiche di personalità e delle life skills deficitarie negli autori di reato. Durante gli incontri si individuano i bisogni e le modalità di risposta più adeguate, si lavora sul riconoscimento e gestione e delle emozioni (aggressività, rabbia) per lo sviluppo di una maggiore consapevolezza di sé.
Durante questo percorso vengono insegnati dei metodi per superare deficit e difficoltà che il soggetto porta nei colloqui, così da dargli strumenti di cambiamento concreti e applicati nelle sue difficoltà quotidiane.
Dobbiamo farci capire in tutti i modi e inserirci nella loro quotidianità, il trattamento deve essere qualcosa di quotidiano, che rispecchia e risponde agli stimoli e a quello che vivono e provano nella vita di tutti giorni, non qualcosa di astratto perché altrimenti il rischio di recidiva o di rimugino che mantiene alta l’aggressività c’è. Cerco sempre di adattare il contenuto degli interventi proprio a partire dall’analisi criminogenetica del fatto, così che la percezione del cambiamento sia possibile e praticabile.
Conclusioni
I punti su cui ruota il trattamento possono essere così sintetizzati:
- cosa si intende e cosa costituisce la violenza
- analisi del contesto personale e psico-socio-culturale del soggetto
- analisi interculturale della violenza e del maltrattamento
- analisi criminogenestica e criminodinamica dell’atto violento
- responsabilizzazione verso la condotta violenta
- riconoscimento della violenza come scelta
- riconoscimento delle conseguenze della violenza sulle vittime
- valutazione del rischio di recidiva
Per informazioni dettagliate sul nostro programma di trattamento clicca qua.
Si precisa che il percorso può svolgersi anche in modalità on line su piattaforma zoom o meet (Digitalizzazione della professione e dell’intervento psicologico mediato dal web, 2017, Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi).