Sa Femina Accabadora: donne magiche o assassine

La figura della accabadora è ancora adesso non definita, autori parlano di  “falso storico” e “verità culturale” altri ne sostengono l’esistenza e l’attività in Sardegna fino alla fine degli anni ’50.

La figura della donna è sempre ambigua, oscilla tra il Bene e il Male, tra il dare la Vita e dare la Morte.

L’accabadora arriva al letto del malato quando il prete ha dato l’estrema unzione e tutto è stato fatto, ma il malato no, proprio non riesce ad andarsene da questo mondo. L’ultimo sguardo che il malato riceve è quello dell’Accabadora, ed è lo sguardo della Grande Madre che ora, invece di aiutare a nascere,  aiuta la natura stessa quando le sofferenze sono insopportabili. L’Accabadora, per alcuni studiosi, era una figura necessaria nella società rurale sarda, con uno spazio di riconoscimento preciso e definito, temuta  ma rispettata, come tutte le “cose sacre”.

L’Accabadora non è mai stata definita l’angelo della morte, la donna serial killer, l’assassina senza pietà, ecc. Non nella cultura sarda dove alla donna-Madre spetta il compito di seguire tutta la vita, compresa anche il momento della scelta di aiutare a morire. Giusta come una Madre che sa cosa è meglio per i propri figli, per realizzare il loro Destino.

Non è un killer su commissione, non lo faceva per lavoro, non veniva mai pagata perché la Morte e la Vita sono nel cerchio naturale e, si sa, le Madri “amano” gratuitamente. Anzi le Accabadore non chiedono soldi, come quando si va a chiedere la grazia e anche un po’ per superstizione e…poi non si sa mai.

Si deve legare  ad aspetti culturali dell’isola la funzione sociale dell’Accabbadora, figura lontana dal concetto di pietà, la donna è colei che può porre fine ad un’agonia, perché è l’unica che ha la capacità di riconoscere il sacrilegio commesso e di porvi rimedio. La donna in una società anticamente matriarcale era la depositaria di una legge ancestrale, violenta e crudele, che puniva per  i peccati contro gli dei o gli esseri superiori, peccati cioè contro la sicurezza collettiva, che mettevano a rischio di sopravvivenza fisica i suoi figli.

Questo aspetto è di fondamentale importanza sia che l’accabadora sia esistita che sia una favola.

Non importa quanto ci sia di verità storica e giudiziaria ma nel sentire della cultura la donna accabadora è viva e non viene punita. Nessuno ritiene che debba essere punità poiché non ha commesso alcun reato. Una donna a cui non piace uccidere, feroce ma necessaria, che diventa esecutrice di una Legge del mondo. Una Madre responsabile verso tutti i suoi figli, cruenta verso alcuni ma mai vendicativa.

È una spiegazione che ben si adatta ad una società tradizionale, dove miti e riti cadenzano tutte le fasi della vita degli uomini, una religiosità sincretica che unisce conoscenze antichissime e leggi ecclesiastiche. La donna è, dunque, sia colei che dà la vita, sia colei ch’è chiamata alle faccende gravi e definitive.

È una donna che incarna e risponde al bisogno della Vita o meglio al ciclo della Vita.

La figura dell’accabadora non riporta mai alla mente storie di donne criminali, di madri pietose, si contrappone agli stereotipi delle donne buone per indole e crudeli per necessità. Rappresenta una donna diversa, donna tra rito e mito.  È una donna che compie gesti sociali, gesti che sembrano rimandare ad rispetto antico di Leggi naturali, cioè quasi che compito di queste donne, o figure mitologiche per altri, fosse di portare a termine la vita, compito che la Natura stessa aveva iniziato. Quindi donne che non si sostituiscono al Destino ma donne sottomesse al destino stesso, anzi che aiutano il Destino del normale ciclo della Vita a compiersi. E in questo contesto pur anche molti studiosi sostengano che non siano mai esistite, non definiscono l’accabadora come donna assassina.

 

Bibliografia

  • Alziator F., Il folklore sardo, Zonza, 2005
  • Baccaro L. (2016). Sa femina Accabadora: donne magiche o assassine? , in Borile S., Antropologia e violenza, pp.185-191, Amon editore.
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  • Fusco di Ravello A., Il Gesto Sacro.Vita, salute e morte nei gesti rituali, Venexia ed. 2009.
  • Murgia M., Accabadora, Einaudi 2009
  • Pala P. G., Antologia della Femina Agabbadòra – tutto sulla Femina Agabbadòra” , 2010.
  • Turchi D., Ho visto agire S’Accabadora, Iris 2008
  • Satta A. La signora della buona morte: l’accabbadora
  • Riti di morte nella Sardegna tradizionale, In Matriarcato e Montagna 6, Report 37, Trento 2007

Sitografia

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